Cappella sotto il titolo di Nostra Signora della
Guardia
Detta negli antichi documenti la “chiesuola”
Nel borgo nuovo di Ronco ( si chiamavano così i gruppi di abitazioni sorti fra il 1100 e il 1200 ai piedi dei castelli), non c’era un luogo di culto.
La Pieve di Ceta (ora Borgo Fornari) era relativamente vicina per quelle popolazioni abituate a lunghe camminate e all’epoca, tutti gli atti religiosi importanti si svolgevano nelle pievi.
Però, la tradizione orale, che ha sempre un fondamento di verità, narra che, qualche secolo più tardi, gli abitanti di Ronco seguissero le sacre funzioni in una cappelletta situata sotto la frazione Malvasi, sull’argine dello Scrivia che veniva attraversato in barca.
Questo piccolo luogo di culto esisteva veramente ed era dedicato a San Giovanni decollato, che la Chiesa ricorda il 29 agosto, ricorrenza molto celebrata nel Medio Evo.
Non bisogna dimenticare che la sponda destra del fiume era sotto la potente giurisdizione di Tortona fino al 1248 quando Papa Innocenzo IV, genovese, distaccò alcune pievi fra cui quella di Borgo Fornari, passandole sotto Genova. Non è quindi strano che l’unico luogo di culto fosse lontano dal centro abitato. ( Anche Busalla era nella stessa situazione).
La chiesa di San Martino è citata fino al XVI secolo, spesso come “ San Martino di Villa Vetera”. Infatti, ricordando che il borgo feudale di Ronco arrivava fino all’attuale cappella della Guardia, si capisce come la parrocchia fosse molto più vicina a Villavecchia e fosse considerata la sua chiesa.
Quando nei documenti si trova “ di Ronco” si intende, del feudo tutto.
Nel 1617, il signore di Ronco, Stefano Spinola chiedeva all’arcivescovo di Genova di poter costruire in Ronco, “per sua comodità” una cappella e donava il terreno necessario.
Il benestare arriva il 30 luglio 1619 con il permesso di lavorare anche nei giorni di festa per accelerare la costruzione.
Venne dedicata alla Natività di Nostra Signora, ma la festa che richiamava maggior concorso di popolo era sempre quella della decollazione di San Zane in occasione della quale si svolgeva la fiera del bestiame che in un documento del 1776, dell’Archivio Salvago Raggi, è detta antichissima e tradizionale.
Napoleone Spinola, figlio di Stefano, faceva celebrare quotidianamente una messa nella cappella della Natività alla memoria di suo padre, ma lui preferiva ascoltare la messa nella cappella privata del Palazzo malgrado la riprovazione dell’ arcivescovo.
Inutile ripetere le notizie riferite da Lorenzo Tacchella ampiamente conosciute, meglio soffermarsi su una piccola nota trovata nella filza 582 inventariata al n° 72 sempre nell’Archivio Salvago Raggi che fra le spese del 1824, cita:
“Nuovo muro di facciata della Cappella quale fu atterrato perché entrava nella linea della nuova Regia strada, rifacimento del tetto, scrostatura di muraglie, e nuova imboccatura, accomodo di capitelli, ed altri lavori in d.ta”
Nell’archivio Salvago Raggi esistono anche due inventari settecenteschi dei suoi arredi che facevano parte, come ancora la chiesina, dei beni della famiglia Spinola di Ronco:
Detta negli antichi documenti la “chiesuola”
Nel borgo nuovo di Ronco ( si chiamavano così i gruppi di abitazioni sorti fra il 1100 e il 1200 ai piedi dei castelli), non c’era un luogo di culto.
La Pieve di Ceta (ora Borgo Fornari) era relativamente vicina per quelle popolazioni abituate a lunghe camminate e all’epoca, tutti gli atti religiosi importanti si svolgevano nelle pievi.
Però, la tradizione orale, che ha sempre un fondamento di verità, narra che, qualche secolo più tardi, gli abitanti di Ronco seguissero le sacre funzioni in una cappelletta situata sotto la frazione Malvasi, sull’argine dello Scrivia che veniva attraversato in barca.
Questo piccolo luogo di culto esisteva veramente ed era dedicato a San Giovanni decollato, che la Chiesa ricorda il 29 agosto, ricorrenza molto celebrata nel Medio Evo.
Non bisogna dimenticare che la sponda destra del fiume era sotto la potente giurisdizione di Tortona fino al 1248 quando Papa Innocenzo IV, genovese, distaccò alcune pievi fra cui quella di Borgo Fornari, passandole sotto Genova. Non è quindi strano che l’unico luogo di culto fosse lontano dal centro abitato. ( Anche Busalla era nella stessa situazione).
La chiesa di San Martino è citata fino al XVI secolo, spesso come “ San Martino di Villa Vetera”. Infatti, ricordando che il borgo feudale di Ronco arrivava fino all’attuale cappella della Guardia, si capisce come la parrocchia fosse molto più vicina a Villavecchia e fosse considerata la sua chiesa.
Quando nei documenti si trova “ di Ronco” si intende, del feudo tutto.
Nel 1617, il signore di Ronco, Stefano Spinola chiedeva all’arcivescovo di Genova di poter costruire in Ronco, “per sua comodità” una cappella e donava il terreno necessario.
Il benestare arriva il 30 luglio 1619 con il permesso di lavorare anche nei giorni di festa per accelerare la costruzione.
Venne dedicata alla Natività di Nostra Signora, ma la festa che richiamava maggior concorso di popolo era sempre quella della decollazione di San Zane in occasione della quale si svolgeva la fiera del bestiame che in un documento del 1776, dell’Archivio Salvago Raggi, è detta antichissima e tradizionale.
Napoleone Spinola, figlio di Stefano, faceva celebrare quotidianamente una messa nella cappella della Natività alla memoria di suo padre, ma lui preferiva ascoltare la messa nella cappella privata del Palazzo malgrado la riprovazione dell’ arcivescovo.
Inutile ripetere le notizie riferite da Lorenzo Tacchella ampiamente conosciute, meglio soffermarsi su una piccola nota trovata nella filza 582 inventariata al n° 72 sempre nell’Archivio Salvago Raggi che fra le spese del 1824, cita:
“Nuovo muro di facciata della Cappella quale fu atterrato perché entrava nella linea della nuova Regia strada, rifacimento del tetto, scrostatura di muraglie, e nuova imboccatura, accomodo di capitelli, ed altri lavori in d.ta”
Nell’archivio Salvago Raggi esistono anche due inventari settecenteschi dei suoi arredi che facevano parte, come ancora la chiesina, dei beni della famiglia Spinola di Ronco:
INVENTARIO 1766 Chiapolla 1 Ancona di Ntra Sigra della Concept 1 Quadretto di San Luiggi Gonzaga 1 d.to simile di san giovanni Nepom.no 1 Confessionario 2 Banche da Pdoni con ginucchiatori 1 d. ordinaria 1 d. con spagliora di veluto cremisi 1 Lampada d’ottone 1 Lattorino per missale 1 Buffettino per l’ampolletta 1 Campanello 1 Coprialtare d’indiana 6 Candaglieri nuovi argentati 4 vasi simili 6 Candaglieri argentati più piccoli 6 Vasi simili 8 Spagliere di fiori 4 Candaglieri piccoli per la mensa 1 Sacro Convivio,Lavabo ed evangelio 1 Crocifisso d’ottone 4 Candaglieri vecchi 4 Vasi simili con spagliere vecchie 1 Sacroconvivio,Lavabo ed Evangelio vecchi Sagristia 1 Ancona vecchia di Ntra Sigra 1 Quadro piccolo della decolazione 1 Ginocchiatoi 1 Preparatio ad missa con sua cornice 1 Cantalaro vecchio 1 Tavolino di noce 1 Forziere di noce con sua serratura entro cui le seguenti robba 1 Calice con catena d’argento |
INVENTARIO 1780 Chiesola 1 Canapé di velluto antico 4 Banche co’ suoi genuchiatoi 2 genuchiatoi longhi 3 detti senza banche più piccoli 1 Tavolino 1 Paglio 2 Portiere rosse e gialle 2 sopraporti dorati con due trappe di ferro 2 Quadretti da indulgenze 1 cassetta con entro varj fiori finti 20 candegliari rotti di legno 4 detti piccioli 2 cioè Lavabo ed Evangeli di san Giovanni 2 Sacri Convivi uno de’ quali e senza carta 2 Missali da vivi 1 Antifonario 1 detto da Morti 8 spagliere vecchissime 12 vasi per dette di legno rotti 1 Calice d’argento con sua patena 1 Lampada d’ottone con sua balla 1 Ancona di Nostra Sig.ra 1 detta in Sagristia 2 banche 1 Cantaro con sue sganzie |