Lezione tenuta presso la biblioteca di Ronco nell'ambito dei corsi UNI3 di Busalla

“L’ospedale di Borgo Fornari, brevi cenni e qualche digressione sulla nascita degli istituti ospedalieri e sul concetto di sanità” 12 febbraio 2010

Credo necessario stringere sempre preventivamente tra chi parla e chi ascolta un tacito accordo che impegna il primo, oltre ad essere meno soporifero possibile, a fare da giuda lungo il percorso dell'’argomento trattato e i secondi (gli ascoltatori) a lasciarsi condurre anche lungo sentieri che a prima vista possano sembrare tortuosi.
L’argomento è l’ospedale di Borgo Fornari ma vorrei trattarne in modo non convenzionale focalizzando aspetti noti ma sottovalutati e contestualizzando soprattutto il “fenomeno ospedale di Borgo” nella più generale storia della sanità, senza alcuna presunzione di completezza e tenendo conto che questo concetto, è così moderno da risultare assai poco duttile se applicato alla storia rischiando quindi di essere addirittura fuorviante.
A Borgo Fornari dopo secoli anni di dominazione spinolina si costruisce un ospedale. Come tutti sapete c’è ancora.
Se escludiamo le sedi di culto e quelle istituzionali ovvero i palazzi del potere dove cioè risiedevano spesso i titolari del feudo, è l‘istituzione più longeva e sicuramente la più omogenea per quanto concerne la destinazione d’uso.
Borgo Fornari si identifica con l’ospedale. Come Pieve di Borgo Fornari con la sua chiesa pievana appunto.
E’ più facile intuire alla luce di queste semplicissime considerazioni quanta importanza questo istituto ospedaliero rivestì per l’entroterra, quale universo ruotò attorno a questa struttura e quanto profondamente finì con l’essere connesso con l’identità stessa di Borgo Fornari.
Procediamo con ordine: l'anno 1736. Il 25 giugno 1736. Lunedì. 274 anni fa.
Si lavora alle fondamenta che vengono poste ancora nel corso di tutto il 1737.
Almeno per quell’anno abbiamo le liste dei salariati pagati per lo scavo e per la fabbrica dell’ Ospedale e dell’osteria che stava crescendo di pari passo.
Non è un caso che le due strutture nascano e si sviluppino in simbiosi. Non lo sarebbe neppure oggi.
Quando dico “abbiamo” intendo dire che sono a disposizione del pubblico come del resto tutti i documenti di archivio contenuti nel fondo Salvago Raggi (che per imparentamenti successivi raccoglie le carte della famiglia Spinola del ramo relativo ai feudatari di Ronco e in questo caso anche di Borgo) custodito presso l’Università di Genova - Facoltà di economia.
Le maestranze avevano queste specializzazioni: impastatori di calcina, ponteggiatori, pittori, muratori, armadori, boveri, bancalari, scultori. (sono riportate come scritte quindi con eventuali gergalismi ed errori).
Allo steso tempo si recuperano mattoni anche dal Castello. La dicitura “dirocare muraglie“ induce a ipotizzare un riferimento diretto alle mura del castello. Ipotesi confermata da questa affermazione, sempre tratta dagli stessi documenti e riferitasi all'’impiego di mano d’opera per “trasportare legname dalli boschi e mattoni dal castello”.
Per inciso il Castello di Borgo non era più un castello ”forte” - nel senso di struttura difensiva - da diversi secoli avendo semmai finito con il costituire una tappa comoda (e più volte lodata dagli ospiti che nel tempo vi avevano alloggiato da Leonardo al Valentino tanto per citarne alcuni), lungo il cammino per Genova , allora Repubblica, venendo dalla val padana e più in generale dal nord Europa.
Non abbiamo i disegni del progetto ma sappiamo quasi con certezza che nelle sue linee essenziali l’ospedale non subì grandi trasformazioni architettoniche e quindi nasce nel giro di due anni nelle forme in cui lo conosciamo. (Una nota a parte merita la tettoia su cui potremmo aprire una discussione diversa ma di tipo estetico).
Prima di delineare le linee guida per quello che sarebbe stato l’ospedale di Borgo facciamo una rapida considerazione di questo tipo.
L’ospedale nasce da iniziativa privata, si direbbe con termine moderno, e siccome non si fa cenno alcuno a rette che dovessero essere a carico degli ammalati, dobbiamo dedurre che fosse gratuito.
Una eccezione? Assolutamente no. Welfare ante litteram? Neppure.
Una dotazione annua consentiva alla struttura di mantenersi. A tali spese provvedeva la munificenza del feudatario.
La munificenza era propria prerogativa della regalità e di conseguenza per emulazione della nobiltà un requisito dei grandi.
Molte e diverse furono le forme in cui tale munificenza veniva esercitata dai tempi dei mecenati già greci e romani per passare alle opere “sociali“ del medioevo imbevuto di cristianità. Un esempio di munificenza molto noto era il dotare le giovani nubili, oppure costruire strutture (oggi diremmo case di accoglienza) per donne sole o semplicemente arricchire i tesori di chiese e conventi.
Ogni epoca ha le sue mode e suoi modi.
Non solo, ogni famiglia ha i suoi sistemi, le sue inclinazioni e potremmo dire i suoi gusti anche nella prodigalità.
Gli Spinola con buona probabilità avevano un debole per gli ospedali.
Già Napoleone Spinola nel suo testamento datato 3 febbraio 1683 impegnava gli eredi a fare fruttare una rendita fino a che “… si arrivi alla somma di ducati 50.000 quali poi si debbano impiegare in far fabbricare in borgo novo della Rocchetta un ospitale proportionato al luogo con l’obbligo di ricever in esso tutti i sudditi ammalati di detto marchese, con fare sopra la porta maggiore mettere l’armi di marmo al maggior segno onorifiche del detto signor Gran Priore di Lombardia, suo fratello, e provvedendole con suddetti ducati 50 milla della rendita, che sarà necessaria per mantenere gli ammalati, et anche li ufficiali dell’ospitale, cioè rettore, e serventi a giudicio di detti primogenito marchese di Roccaforte, e dei suoi fratelli se vi saranno, o quello che vi sarà, assegnando al medico ducati 200 l’anno di salario, e stanze nell’ospitale , o fuori come le parerà meglio, al barbiere ducati 10, li stesso allo spetiale che avrà pensiero della spetiaria , qual dovrà essere provvista della rendita necessaria, ...”.
Va detto che queste volontà testamentarie furono completamente disattese e Rocchetta non ebbe mai un ospedale.
(L’ultima volta che si parlerà di ospedale alla Rocchetta sarà durante la guerra di liberazione).
Non stupisca l’ubicazione, Rocchetta sorgeva sulle grandi vie di transito della era moderna (che nonostante il nome finisce per lo più con Napoleone Bonaparte). Del resto è ancora requisito di buon senso collocare un ospedale in un luogo raggiungibile e comodo. Andrebbe tenuto a mente anche per a moderna programmazione sanitaria.
Torniamo al nostro ospedale di Borgo che i documenti dicono costruito in soli 2 anni, 1736 –1737.
Per quegli anni esistono filze di pagamenti “settimanali” a tutte le maestranze che a vario titolo lavoravano alle nuove fabbriche ovvero l’ospedale, osteria, e la casa che ancora di vede nel castello di Borgo.
Le professionalità prese in considerazione all’inizio, (armadori, bancalari, muratori) non sono molto diverse da quelle attuali in ambito edilizio.
Come curiosità possiamo notare la presenza di manovalanza femminile (13 donne) con il compito specifico di fornire l’ acqua ( ad uso cantiere). Per quanto attiene allo stipendio riporto un passo tratto da una di queste tabelle contabili per uno dei lavori sicuramente più faticosi :
“... per essere stati quattro delli suddetti muratori una notte intiera nel pozzo nuovo per levar l’acqua lire 4
cioè a Giuseppe Rossi 1
Giuseppe Rascia 1
Francesco Traverso 1
Carlo Oliveri 1”
paga settimanale 16 lire.
Chi era dunque Gio Batta Spinola?
Tacchella in “Rocchetta Ligure nella storia degli Spinola e del Sovrano Ordine di Malta”, dice che a Napoleone (il nostro) succede Stefano che sposa Giovannetta Pallavicini. Gli succede il primogenito Francesco Napoleone che muore nel 1691 senza prole, quindi gli succede il fratello Carlo che sposa Settimia Grimaldi della Pietra. A Carlo che muore nel 1736, succede il figlio Giovanni Battista che sposa in prime nozze Anna Adorno e in seconde Teresa Raggi. “uomo saggio e prudente”.
Vediamo di tratteggiare meglio se possibile la sua figura.
Veniamo alla parte documentale dall’archivio Salvago Raggi, riportiamo alcuni passi dal primo documento relativo all’istituzione dell’Ospedale. Si tratta delle “Memorie per l’erezione d’un Ospitale nel Feudo del signor Marchese Giobatta Spinola e prima quanto al governo economico…
Riportiamo in proposito alcuni passaggi tratti da:
“Memorie .. l'erezione d'un Ospitale nel Feudo del Signor Marchese Giobatta Spinola e prima quanto al governo economico” (ARS 15[inv 251]00144-147)
... ”Doverà essere provveduto di tutti quei letti che il signore del Feudo giudicherà che per la propria rendita dell'ospedale possa essere capace il numero degli ammalati accettandi e detti letti doveranno essere provveduti con quella quantità di lenzuoli coperte di lana d'inverno e dobletti per l'estate ...
... il letto doverà essere provveduti di Pagliazzo e di materazzo. Si doverà provvedere un numero di mezzette di terra per bere una almeno per ogni malato Vasi piccoli per fare acqua uno per letto, similmente un vaso grande per l'immondizie ad ogni due letti e detti vasi grandi doveranno avere il loro coperchio di legno per l'infezione che puonno portare ...
... Doverà essere provveduto almeno di quattro in sei padelle di rame che devono servire per le immondizie per quegli ammalati che non ponno scendere dal letto.
... Doverà essere pure provveduto di una para quantità di coppette per gli sputi per quelle malattie nelle quali deano riconoscersi da medico l'indicazione del male. Dovrà essere provveduto della sua cucina co suoi attrezzi per fare il mangiare agli ammalati e ai sani che situono
... Dovrà essere provveduto di un ianone (?) per il fuoco in mezzo all'infermeria nell'inverno e uno o due scaldaletti per far caldo il letto all'ammalato ... O altra congiuntura che lo richieda.
... e alcune forchette per dare il cibo agli ammalati con una coppetta per la minestra, fondina per la pane e pietanza e mezzetta per il bere.

Governo medico.

Doverà essere appoggiata la cura degli infermi al un medico per la classe dei malati da medico e per quella di chirurghi ad un chirurgo.
ad esclusione delle forchette che devono essere di legno le rimanenti cose se fossero di stagno sarebbero di durata e ... di maggiore vantaggio.
Se riuscisse avere un chirurgo di capacità ad eseguire l'una e l'altra cosa almeno in primo ... Sarebbe di minor dispendio dell'Ospedale anche i Signore del Feudo doverà avervi le dovute considerazioni.
Doverebbe esservi uno speziale per la provvista dei medicamenti da provvedersi con ricetta del medico
II medico e rispettivamente chirurgo sono obbligati con tutta diligenza e premura assistere ogni giorno agli ammalati e se la necessità richiederà due volte al giorno e l'ora della visita doverà essere sempre più o meno un'ora positiva (?) secondo i rispettivi tempi delle stagioni con la considerazione che questi è un articolo essenziale, acciò dette operazioni che devono farsi sopra l'ammalato vi si interponga la necessaria distanza da un'operazione all'altra ed al contrario con l'alterazione dell'ora non si venga a confondere l'ordine dell'ospedale che benché piccolo diverrà regolare le sue vicende col suono della campana e quello della cura dell'ammalato confondendosi le medicine col cibo e questi col sangue e così successivamente qualunque altra operazione le quali non fatte con ordine impediscano il potersi osservare le accessioni ed esacerbazioni delle febbri.
4 per la cura di detti malati sarebbe necessario un infermiere.
II quale [deve] seguire il medico nelle visite (?) in un libro fatto a pandette del numero dei atti ed effetto di ...poter annotare tutte quelle previdenze e quei medicamenti che saranno ordinati dal medico. Detto infermiere poi doverà distribuire alle ore dovute li sciroppi, medicamenti, cordiali, pillole, casia, orzate, bevande ed altro che dal medico sarà ordinato ad (esaltazione?) della bibita comune che si da tre volte al giorno in giro a tutti gli ammalati. Quale incombenza si dovrà eseguire dal servitore o serva di cui si porterà in appresso.
Detto infermiere doverà dormire in detto ospedale per poter non tanto di giorno che di notte provvedere ad accorrere in assenza del medico e chirurgo alle necessità degli infermi tanto le corporali con qualche ristoro che l'anima col farli munire dei santissimi sacramenti e di quello poi che occorresse agli infermi darne al tempo della visita notizia al medico perché possa riflettere accidenti e sintomi che l'infermiere avrà osservati. La parte(?) di detto infermiere quando di provvedesse un speziale di lavorante potrebbe esercitare e l'uno e l'altro.
Curerà detto infermiere un librone cui noterà tutti gli ordini che saranno dati dal medico sia rispetto ai medicamenti sangue e cibi che a qualunque altra concernente gli infermieri, i medicamenti però doveranno essere scritti al detto libro di mano del medico.
Ordinerà alla cucina li cibi a tenore degli ordini distribuendo questi e le medicine in quei tempi ed ore solamente (?) che saranno state determinate ed oviando a tutti quegli errori pregiudiziali alla bona cura et alla salute degli infermi. Invigilerà pure che all'ore prescritte siano eseguite le onzioni, fregagioni, cristeri, sangue et altro, e se all'ora del cibo alcuno ammalato, sia nella cessione (?) della febbre li differirà lo stesso.
Doverà esserci almeno due serve e due servitori le due prime per le ammalate donne e li due secondi per gli ammalati uomini e questi deveranno servire secondo quanto li sarà ordinato rispettivamente da chi presiederà e doveranno a vicenda fare le guardie di giorno e di notte.

Governo spirituale.


... Potrà darsi a carrico del Reverendo Parroco il quale doverà amministrare i sacramenti agli infermi secondo l'ordine del medico e il bisogno e di più almeno una volta a settimana dover amministrarglieli per devozione.
Circa l'emolumento della sepoltura per quelli che morissero e non fossero della propria parrocchia di detto parroco ma della parrocchia di altri feudi del signor marchese si doverà convenire la divisione delli detti emolumenti o sia questa(?) funerale.
... Dovrebbesi procurare che in detto ospedale ci fosse giornalmente la messa si dovrebbe pure studiare a chi si debba dare la direzione e il comando medesimo di detto ospedale o si potrebbe dare alii consoli se ve ne sono o a qualche magistrato quando il speziale non si possa aver vicino: in tal modo lo speziale dovrà essere provveduto di una cassa di medicamenti più propri e specifici nella quale siano quelli medicamenti tanto del medico che del chirurgo che sono più ad uso nelle malattie”
Nel 1740 viene attuata la disposizione del marchese Carlo Spinola, il quale “ ha ordinato l’istituzione d’uno spedale laicale ne’ suoi feudi coll’annua dote di Lire 4.000” e si registrano le spese per la gestione e la somministrazione dei farmaci , oltre che per la fornitura da parte del farmacista Bernardo Davio.
Quattro anni più tardi (1744) viene emanato un nuovo regolamento , con precise norme per il vitto, la assistenza e la pulizia corredato da memorie riguardanti l’erezione dell’ospedale nel feudo del marchese Gio Batta Spinola. La gestione della “casa di cura” trova più ampia descrizione nella documentazione di un ventennio successiva quando le spese per l’ospedale di Borgo Fornari, conservate per un quinquennio consecutivo dal 1768-1772 vengono registrate nel dettaglio con l’indicazione delle somme impiegate per il vitto e i mobili ma soprattutto per medico, chirurgo, farmacista, inservienti portantini, e per il rettore. (M. Ferrarese, S. Patrone, C.M. Raviola, (a cura di) “Un esempio di nobiltà feudale : gli Spinola dell'’Oltre giogo marchesi di Roccaforte e Rocchetta Vigo e Centrassi, conti di Ronco e Signori di Borgo Fornari e Busalla”, Genova, Artemis edizioni, 2004 )
Tacchella in “Rocchetta Ligure nella storia degli Spinola e del Sovrano Ordine di Malta”, dice che a Napoleone (il nostro) succede Stefano che sposa Giovannetta Pallavicini. Gli succede il primogenito Francesco Napoleone che muore nel 1691 senza prole, quindi gli succede il fratello Carlo che sposa Settimia Grimaldi della Pietra. A Carlo che muore nel 1736, succede il figlio Giovanni Battista che sposa in prime nozze Anna Adorno e in seconde Teresa Raggi. “uomo saggio e prudente”.
Gli ospedali diventano con la metà dell'’800 Opere pie. Il termine “opera pia” viene cioè introdotto nel nostro ordinamento quasi contestualmente alla nascita dello Stato Italiano. Il 20 novembre 1859 viene approvata dall'’allora regno di Sardegna, nucleo forte, del futuro regno d’Italia la legge sulle opere pie.
Aveva la finalità di disciplinare e sottoporre a controllo statale quella miriade di istituzioni in molti casi risalenti al medio evo che risultavano accomunate dal fatto di operare nell'’ambito dell'’assistenza e della beneficenza. La legge statale italiana subentrata nel 1862 (legge n.753 del 3 agosto 1862) istituiva le Congregazioni di Carità in ogni comune In un unico elenco, a seguito di questa riforma furono cumulati asili , manicomi, scuole professionali istituti di credito e anche ospedali oltre a confraternite. Cosa accomuna tutti questi istituti? L’erogazione di denaro o soccorso.
Fino alla fine dell'800 la situazione rimane questa poi con il 1890 e la legge 9672 del 17 luglio, nell'’ambito delle riforme del ministro Crispi le opere pie sono ribattezzate istituzioni pubbliche di beneficenza. Nel 1923 nuovo cambio di nome IPAB istituzioni pubbliche di beneficenza e assistenza ( per curiosità va detto che esistono ancora). Nel 1937 vengono infine soppresse le Congregazioni di carità e nascono le ECA Enti comunali di assistenza. Acquisendone patrimonio ed attribuzioni. Negli anni 70 anche gli ECA verranno soppresse.
Abbiamo visto la “disposizione tipo” dell’ospedale: camerate con letti, pitali e vasi da notte (a Borgo uno ogni due letti), un corredo di piatti brocche per acqua e vino, forchetta, scaldini coperte e lenzuoli.

E le medicine?

Bisogna in primo luogo aver un quadro della mentalità dell'’epoca e della assoluta commistione di elementi filosofici, alchemici, naturalistici, tradizionali, magici che componevano il quadro intellettuale.
Per darvi una idea di cosa intendo vi leggo un piccolo brano tratto circa l’unguentum armarium che, come dice il nome, doveva servire per curare le ferite inferte dalle armi.
L’Armarium Unguentum è una teoria affermatasi nei primi decenni del 1600 in base alla quale, per sintetizzare, anziché curare direttamente la ferita, si preferiva occuparsi dell’arma che l’aveva provocata.
Scrive Daniel Beckher, sostenitore dell’Armarium Unguentum:“Se la ferita è grande, l’arma che l’ha provocata andrebbe unta quotidianamente d’olio, in caso contrario basterà ripetere l’operazione ogni tre giorni. L’arma andrebbe poi avvolta in un tessuto di lino e tenuta in un luogo tiepido e soprattutto pulito perché il paziente non senta dolore”.

Di cosa era fatto?
 
Per la teoria delle cure magnetiche o simpatiche l’ingrediente principale dell'’unguentum armarium era il muschio del cranio umano. Lichene tanto ricercato da essere pagato a peso d’oro ritenuto rimedio ottimale anche contro gli attacchi epilettici. Tale unguento si riteneva fosse capace curare una lesione con la sola unzione non tanto delle ferite, quanto dell’arma che le aveva causate e che poteva trovarsi anche a grande distanza dal ferito, oppure ungendo non l’arma stessa che aveva causato il danno, ma un suo sostituto che imitava la forma dell’arma: un sasso. un bastoncello, un pugnale, immerso preventivamente nella ferita per riacutizzarla e bagnandosi cosi del suo sangue.
Se pensate che questa pratica non fosse supportata dai maggiori ambiti scientifici dell'’epoca e dai più’ rinomati istituti siete fuori strada.
Nel 1714 il governo britannico istituì un premio (sino a 20.000 sterline) per chi inventasse un metodo preciso ed adatto per l'uso a bordo di una nave, per determinare la longitudine locale, il Longitude prize.
L'esploratore Samuel Champlain (1567-1635), fondatore della città di Montreal, disse “Dio non ha permesso all'uomo l'uso delle longitudini!”. Nel 1726 Jonathan Swift (1667-1745) fa dire a Gulliver, protagonista del suo romanzo, che sono solo tre le cose impossibili per l'uomo: il moto perpetuo, la medicina universale e la soluzione del problema delle longitudini
La determinazione delle coordinate locali era di importanza fondamentale nella navigazione in mare aperto. La latitudine può essere facilmente determinata, ma per calcolare la longitudine è necessario conoscere l'ora esatta.
Questa può essere determinata con osservazioni astronomiche oppure portando con sé un orologio sincronizzato prima della partenza. Gli orologi esistenti nel '700 erano disturbati o messi fuori uso dalle oscillazioni delle navi, per questo il governo inglese promosse lo studio di sistemi alternativo.
Si diceva che esistesse una polvere (denominata unguentum armarium) che, cosparsa sulle bende che avevano avvolto un cane ferito, sarebbe stata capace di procurare dolore all'animale, pur a distanza. Sarebbe bastato quindi che ogni nave, prima di lasciare il porto, avesse imbarcato un cane ferito e avesse lasciato a terra dei bendaggi che erano serviti per curarlo. Qualcuno a terra avrebbe cosparso le bende con questa polverina ogni mezzanotte, in modo che il cane sulla nave, col guaito di dolore, avrebbe potuto segnalare che in quel momento era mezzanotte nel porto di partenza, risolvendo il problema della longitudine.
Dopo il sacrificio di un gran numero di cani e in barba alle teorie astronomiche che andavano per la maggiore, l'orologiaio John Harrison risolse il problema costruendo un orologio adatto.
Ovviamente La commissione governativa non ritenne del tutto affidabile un sistema che prescindesse dall'osservazione astronomica ed accordò ad Harrison solo parte del premio in palio.
Harrison presentò nel 1735 il suo primo cronometro di precisione, realizzando altri due prototipi nel 1739 e 1749, finché non giunse al modello definitivo nel 1759, sperimentato in due traversate atlantiche. Il cronometro fu anche usato da James Cook per il suo viaggio esplorativo nell'Oceano Pacifico meridionale.
Per chi avesse ora la curiosità di sapere come si misura la longitudine, fatti salvi i cani, si può sintetizzare dicendo che si effettua con un orologio (o meglio un cronometro) e una meridiana. L'orologio deve segnare l'ora di un meridiano fondamentale oggi diremmo il meridiano di Greenwich. Semplificando: leggendo l'ora locale dalla meridiana e calcolando la differenza con quella dell'orologio si trova la longitudine, 15° per ogni ora. In realtà bisognerebbe correggere l'ora di osservazione della nostra meridiana con l'equazione del tempo ottenibile dalla consultazione delle Effemeridi cambiata di segno.
Veniamo ora ad alcuni medicamenti citati nei documenti cioè alcuni rimedi effettivamente somministrati nell’ospedale di Borgo.
Tra i più citati è il cerotto di cerusa, il tetrafarmacon il basilicon, la china, la teriaca.
E’ necessario fornire qualche indicazione in proposito tratta da diversi dizionari di medicina:
Il cerotto di cerusa era un impiastro a base di biacca (cerusa in latino) il cui uso era specifico contro le ulcere della pelle. Ecco la ricetta contemporanea all’ospedale di Borgo tratta dalla “Farmacopea ad uso dei poveri”, pubblicato nel 1794:
olio di olive once XXXVI
cerusa polverizzata once XXXIV
si fa cuocere secondo l’arte e quando la pasta si raffredda e non si attacca alle dita vi si aggiunge cera bianca once VIII se ne fanno poi delle tavolette.
Ancora nel 1830 nel “Dizionario delle scienze naturali “ pubblicato a Firenze si legge “Fourcroy ha considerato la cerusa come un acetato di piombo con eccesso di base ma questo è un errore perche questa materia non è che un vero carbonato; l’acido acetico che trovasi presente nella preparazione della cerusa non ha altra parte che quella di facilitare la combinazione del piombo, dell’ossigeno e dell’acido carbonico.”
Acqua mercuriale è ottenuta bollendo 2 parti d’acqua e 1 parte di mercurio (antelmintico) soluzione di mercurio filosofico.
Acqua mercuriale calcarea o acqua fagedenica sublimato corrosivo combinato con acqua di calce.
Per curiosità riportiamo un passo inerente l’acqua mercuriale che riteniamo particolarmente significativo.
“Dell'esaltazione dell'acqua Mercuriale. I vecchi Saggi hanno parlato della composizione del Leone Verde o Drago, mentre esce dai sette Pianeti, in uno stile saturo delle stesse tenebre notturne; ma invece di sforzarci invano a disfare i loro nodi Gordiani, provo a tracciare la sua composizione con poche righe della mia penna. Esso si genera dalle influenze sottili che scendono negli elementi; poi la sua sostanza si disperde nei cieli, il suo laboratorio è nelle nuvole, poi ridiscende nuovamente nella sua terra con l’acqua piovana ed un bianco vapore, ricevendo così il potere delle cose dell'Alto come le cose del basso; si nutre col suo stesso corpo, mangiando le sue ali e la sua coda con l'aiuto dei suoi denti, il corpo tutto intero essendo inghiottito dalla testa, ci rimane per sempre. È l'incomparabile e nascosto tesoro di tutti i Saggi che nessuno può ottenere senza l'insegnamento di un Maestro, o per la rivelazione di Dio che, nella Sua bontà, lo rivela a chi vuole.

 

 
figura V (Esaltazione del Mercurio)

Per Batsdorff, l'esaltazione corrisponderebbe alla prima sublimazione del Mercurio:
“Abbiamo detto una volta, che questa sublimazione Filosofale è un'esaltazione ad un grado più alto di perfezione; così che tutto il primo lavoro della pietra fino al rosso perfetto, deve praticamente essere chiamata prima sublimazione. Gli altri lavori della pietra, o le moltiplicazioni, sono quindi delle sublimazioni di secondo, terzo, quarto, quinto, sesto e settima sublimazione, è così via… portano la pietra ad un grado di perfezionamento più alto per ogni moltiplicazione.”
Salomon Trismosin dice ancora:
“Ora questo liquore si fa abitualmente con l’acqua dei Filosofi che è propriamente la sublimazione o risoluzione dei Saggi, o l'esaltazione ed il bianco, la loro acqua permanente” Toyson d'oro)
La china china corteccia della pianta da cui si ricava il chinino.
Il sale catartico o sale d’inghilterra che era solfato di magnesio.
Diascordio che è un elettuario composto di molti ingredienti tra cui le foglie di scordio e l’oppio.
La teriaca (dal greco thériakè, cioè antidoto, oppure secondo alcuni dal sanscrito táraca dove tár significa salva) è un preparato farmaceutico dalle supposte virtù miracolose di origine antichissima. Sebbene con molte variazioni di ricetta, questo elettuario è stato utilizzato per secoli, addirittura fino all’inizio del XX secolo. Probabilmente i romani la ripresero partendo dall’antidoto universale di Mitridate.
Un esempio famoso è la "teriaca di Andromaco", che era il medico di fiducia di Nerone che seguendo le indicazioni e i consigli del medico personale di Mitridate, re del Ponto ideò una nuova teriaca, comprendente anche la carne di vipera, dato che in base alle credenze dell'epoca, un animale velenoso avrebbe dovuto possedere all'interno del suo corpo anche l'antidoto. La sua composizione ha avuto delle variazioni nel tempo, trasformandosi da rimedio contro i veleni a rimedio per combattere numerose malattie. Le teriache del XVI, XVII e XVIII secolo erano fondamentalmente composte da: carne di vipera (elemento primario); angelica, centaura minore, genziana, mirra, incenso, timo, tarassaco (componenti amari); oppio, matricaria (elementi sedativi); succo d’acacia, potentilla (componenti astringenti); miele attico, liquirizia (addolcenti); finocchio, anice, cannella, cardamomo (elementi carminativi); , radice di valeriana e di aristolochia, opoponax (elementi fetidi); scilla, agarico bianco (componenti agri); vino di Spagna.

Cinzia Maria Raviola