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LA FARMACIA DI RONCO COMPIE 100 ANNI

Questa storica bottega, gestita sempre dalla stessa famiglia è un’altra delle piccole glorie del paese.
Non ha, forse ospitato le riunioni dei cospiratori della Carboneria come la celeberrima farmacia Papa, ma non è stata certo meno utile.
Quante persone in cerca di aiuto, anche solo di un consiglio, vi sono entrate e ne sono sempre uscite un pochino più serene. E’ retorico dire che è una bottega che dispensa anche speranza?
Nel 1908, Ronco, come tutta l’Europa era pieno di fiducia in un avvenire prospero, sereno e ricco. Qui, in questo lembo di Liguria, grazie alla ferrovia, molti genovesi venivano a passare i mesi estivi nel verde e nella frescura, costruivano graziose e a volte lussuose dimore portando una certa agiatezza al paese. Si immagina quindi facilmente l’ andirivieni di “villeggianti” nel viale che conduce alla Stazione ferroviaria e che entrano nella farmacia del dottor Bisio.
L’euforia purtroppo è stata breve e la farmacia ha visto i reduci della grande guerra e i loro famigliari in cerca di rimedi a mali spesso senza speranza così come succederà in misura molto maggiore durante l’ultima guerra quando non si doveva far fronte solo alle malattie, ma anche alla fame.
Non ci si pensa quasi mai, ma un negozio storico è un pezzo di ognuno di noi, delle nostre radici, ci aiuta a raccontare la nostra storia personale insieme a quella collettiva.
E in questa valle, forse più che altrove, è viva una particolare propensione per la medicina come espressione di solidarietà e prima ancora come cristiana beneficenza. Per sei lunghi secoli Feudo imperiale sotto la famiglia Spinola, Ronco ebbe già dal 1600 un medico e un farmacista che per volere e magnanimità del marchese si prendeva cura della popolazione più povera.
Sono sempre gli Spinola a fondare nel 1700 un ospedale che di generazione in generazione fu incrementato con lasciti generosi e non solo da parte dei membri della famiglia.
Ospedale a tutti gli effetti fino a vent’anni fa, oggi, il complesso a assolve ancora al suo ruolo come poliambulatorio mentre la sua struttura architettonica fortunatamente poco modificata riesce a ricordare ancora la sua origine.



I CARTOGRAFI DI BORGO E RONCO

A oggi, di questi due borghi si conoscono solo due raffigurazioni antiche: quelle del Massarotti e del Vinzoni.
Non credo che i feudatari non fossero interessati ad avere carte dei loro possedimenti, credo, piuttosto, che siano andate perdute.
Mi sostengono in questa ipotesi gli inventari dei palazzi Spinola del Feudo in cui sono elencate carte geografiche alle pareti.
Vero è che le rappresentazioni del mondo erano molto amate nei secoli XVII e XVIII anche perché oggetti rari e preziosi come testimoniano le splendide carte conservate nel Palazzo Spinola di Pellicceria a Genova. Ma sembra un po’ strano che in dimore secondarie, gli aristocratici conservassero cose di così gran valore.
E’ più logico pensare che le carte geografiche citate negli inventari rappresentassero il territorio circostante e che essendo in vista siano state fra le cose più facilmente asportabili quando gli sconvolgimenti seguiti alla Rivoluzione Francese hanno portato ai saccheggi delle antiche dimore.
O, forse, più semplicemente esposte all’aria, si sono rovinate col passare del tempo.
I disegni del Massarotti e del Vinzoni, cartografi della Repubblica, hanno avuto naturalmente un’altra sorte.
Non voglio qui scrivere un nuovo articolo sul colonnello Matteo Vinzoni (1690 – 1773): in Internet ve ne sono alcuni veramente interessanti e documentati. Voglio soltanto richiamare l’attenzione su questo grande e poco conosciuto personaggio e porre il problema della datazione precisa della carta riproducente la valle Scrivia che si trova in Archivio di Stato a Genova nella busta 17 del plico Scrivia, n°1056 indicata nel seguente modo:
Matteo Vinzoni: “Tipo geografico de’ Feudi situati in Valla Scrivia come sopra d’essi si vede marcato, e distinti i loro rispettivi confini principiando da Isola, sino al Feudo di Busalla inclusive.
Firmato: Matteo colonnello Vinzoni”.
Si presume che sia della prima metà del XVIII secolo.
In questa carta sono rappresentati con chiarezza, precisione e ricchezza di dettagli i borghi della Valle. Mi raccontava una studiosa che il colonnello Matteo Vinzoni si recava nei luoghi che doveva riprodurre, li osservava e poi, a casa, li disegnava aiutato solo da una memoria prodigiosa.
Non so se sia verità, certo è che ancor oggi, nella carta dell’Archivio di Stato, possiamo riconoscere perfettamente luoghi e costruzioni.
Documento importantissimo per datare alcuni edifici che vi compaiono. Se ne fosse chiarita la datazione, la storia delle Valle subirebbe qualche modifica, ma acquisterebbe grosse certezze.
Perfettamente datate dall’autore sono, invece le carte dell’Atlante B redatto un secolo prima da Giovanni Battista Massarotti, notaio e cancelliere, nonché cartografo, che termina la sua “Visita descrittione e delineazione dei confini del dominio della Serenissima Repubblica di Genova di là dal Giogo” con la seguente frase: “Le visite delli suddetti confini (dei feudi di Ronco e Borgo) sono state fatte il 14 e 18 settembre 1645 dall’Illustrissimo Sig. Commissario in compagnia di me …”.
Anche per le carte dell’Atlante si può fare la stessa osservazione fatta per quelle del Vinzoni: sono molto precise. Forse ancora di più. Il castello di Borgo, i ponti, il Palazzo di Ronco e soprattutto le antiche strade e le rogge deviate dallo Scrivia, sono indicati con minuziosa precisione e sono di grande aiuto agli studiosi. Ma non solo. Chiunque può andare ad osservare queste carte in Archivio di Stato e, facendo un salto indietro di alcuni secoli, rendersi conto di quanto fosse bella la valle.